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SAVASANA DOCET

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TARGET: frettolosi no- perdi tempo



Una volta passando per un mercato rionale mi imbattei in una t-shirt con la scritta: “I’m only here for Savasana”. La ricordo ancora e piuttosto spesso perché risi talmente forte pur essendo lunedì mattina che ancora sorrido al sol pensiero.

Ancora non l’ho messo in atto, ma mi sono sempre riproposta di farmi confezionare una maglietta uguale e presentarmi in sala ai miei allievi o maestri così.

non l’ho messo in atto, ma mi sono sempre riproposta di farmi confezionare una maglietta uguale e presentarmi in sala ai miei allievi o maestri così.

Savasana è definita come l’ultima postura della serie.
Il momento in cui tutte le fatiche vengono ripagate dal ristoro, in cui ci si può abbandonare esausti alla accogliente Madre Terra che avrà cura di te e del tuo corpo stanco, mentre la tua unica preoccupazione sarà quella di ascoltare il tuo respiro. Bella storia.
Nella mia breve carriera di insegnante yoga (se così posso definirmi) e nella mia più lunga esperienza quotidiana di praticante, ho visto vivere e ho vissuto io stessa Savasana in molte versioni differenti, tanto da voler dedicare a questo importante momento della pratica qualche parola più approfondita.
Le pratiche dinamiche di Yoga, come l’Ashtanga o il Vinyasa flow, sono tese a detossinare il corpo facendolo sudare, a renderlo più forte, resistente e nel tempo abile, coltivando la pazienza e mitigando l’ego con sequenze intense e a volte provanti. Savasana arriva alla fine di queste serie dandoti la possibilità di “abbandonare” il corpo fisico, per raccogliere le sensazioni della pratica appena conclusa e ritirarti nella quiete interiore riscoperta e riattivata.
Regola vuole che ci si concentri sul proprio naturale respiro, senza perdere l’attenzione, per allontanare pensieri o turbamenti della mente, già preparata  e “pulita” dopo la pratica fisica. Attraverso il respiro potresti con l’andar del tempo ricevere sensazioni tali da essere traducibili in quelle che noi chiamiamo risposte, i cui quesiti di certo conosceremo essendo forse i nostri costanti compagni di viaggio.
Ma stanchezza o mancanza di allenamento mentale possono talvolta farci cadere nell’addormentamento o nel consueto turbinio di pensieri sconclusionati o preoccupazioni radicate. Entrambi meccanismi della mente per fuggire da una situazione ritenuta difficile o quantomeno inconsueta.

Noi esseri frenetici non siamo abituati a stare fermi immobili, e spesso nemmeno a riuscire a concentrarci su una cosa soltanto alla volta. Multitasking o no, la nostra mente per rimanere ferma e stabile necessita di allenamento, costante ed impegnativo. Rimanere fermi laddove avremmo un sacco di cose da fare e pochissimo tempo per portarle tutte a termine, ci incute un certo timore, quasi fosse una perdita di tempo, di opportunità. L’ansia sale e magari diventa un senso di colpa. “Perché devo rimanere fermo qui? In fondo lo yoga l’ho fatto, per oggi la mia oretta di allenamento l’ho messa all’attivo, posso alzarmi? Devo correre a casa a fare da mangiare….”
Alzi la mano chi almeno una volta non si è trovato in tale situazione….:-)

Ma Savasana è ben più del classico relax che conclude come da manuale ogni lezione di fitness.
Lo yoga stesso, dinamico o più “gentle”, per quanto inteso dai più come un perfetto allenamento funzionale, è in realtà una questione ben più complessa, tesa ad allenarti la vita, più che il corpo.

Savasana andrebbe mantenuto almeno una metà del tempo della durata della tua pratica di Yogasana.  In media dai quindici minuti alla buona mezz’ora. 
Il che significa che per mezz’ora non dovresti né vagare tra i tuoi pensieri, né muoverti, né tantomeno addormentarti. Non è facile nemmeno a dirsi….
Ma in quel tempo che ti regali, anche se ti sembra di non fare nulla, ed in realtà non sei tu a doverlo fare, si riassume tutto il significato di come hai vissuto le tue giornate, di cosa ancora hai bisogno, e di come sei tu e ti rapporti ai fattori esterni.


Prova a rallentare e potresti essere felice. Dovrebbero scrivere questo nella spiegazione di questa postura.
O ancora “provare per credere”. 

Nulla vieta di alzarsi e andare, in fondo siamo tutti figli della stessa società, e poi, a dirla tutta, chi ha davvero tutto il tempo di fare gli esercizi di respirazione come si deve, meditare, praticare le asana, restare in savasana una mezz’oretta, farsi il massaggio con l’olio caldo prima della pratica, e poi con estrema calma iniziare la giornata?!? Vivremmo di amore e aria… e di profonda flessibilità… :-))))
Personalmente mi alzo presto la mattina, per dedicarmi una pratica di almeno un’ora, qualche coccola al corpo, una colazione nel silenzio della giornata che deve ancora svegliarsi, e qualche gentile pensiero per permettermi di non strapazzarmi troppo tra un impegno ed il successivo.
Ma Savasana nella mia pratica non manca mai. E più è duratura e più riesco a sentire i benefici sul corpo, che risulta più leggero e ricaricato, più riesco a spegnere la mente rendendola poi più performante, più posso dissolvere la stanchezza e permettermi di fare di più in meno tempo. 
È una sorta di abbandono consapevole, di scegliere di darsi ora del tempo per rimanere sdraiata per poi rendere meglio al lavoro o per strada. E’ anche solo un momento di auto aiuto quando il corpo richiede una pausa e la mente è affaticata.
Rimanere in Savasana non è semplice, ci vuole fiducia verso chi ti guida, pazienza con se stessi e soprattutto la capacità di chiudere la porta in faccia a tutto ciò che sta fuori. Consci del fatto che non sarà per sempre, ma solo per ora. 
Significa dedicarsi del tempo, anche se poco, per poi darne indietro. Tutti noi abbiamo il nostro sacchetto di energie, chi più e chi meno. A volte non ce ne accorgiamo, ma diamo così tanto o ci lasciamo “rubare” il nostro nutrimento senza nemmeno saperlo. Così rimaniamo affaticati, privi di energie, scontenti, “affamati”. Possiamo andare a fare una pennichella sul divano, possiamo estraniarci guardando la tv, o proviamo ad esempio a stare in Viparita Karani dieci minuti. 
Gli inglesi hanno una espressione che rende perfettamente l’idea: “it’s up to you”.
Bene, sta a te. Vuoi rilassarti o ricaricarti? Preferisci lasciare andare a domani o recuperare il controllo delle tue facoltà ed energie?

Stenditi, spegni il cellulare, ascolta il respiro: nessuna pretesa, nessun giudizio, nessuna aspettativa, solo tu e la tua innata quiete interiore che per quanto nascosta in fondo, non ti abbandona mai.

“E stai tranquillo, nessun timore: ” al massimo” potresti scoprire davvero chi sei…

Om shanti.