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TEMPI OSCURI

TEMPO DI LETTURA: 4 MIN

TARGET: Maratoneti attuali.

Ci troviamo ad affrontare dei tempi oscuri, in cui all’improvviso vieni colto da un senso di tristezza ingiustificata, o ingiustificabile, che nasce dal profondo e non sai da dove viene.


Quelli che conducevano già una vita abbastanza ritirata hanno subito sicuramente meno scossoni di chi aveva una abbondante vita sociale, ma tutti quanti ci troviamo ora a vivere in una sorta di ritiro dei sensi. La nostra libertà ne risulta inevitabilmente limitata.
Siamo esseri pensanti e in quanto tali siamo esseri che sognano e che hanno bisogno di sognare. Avere un progetto, avere una speranza o un intento ci rende vivi e ci tiene svegli. 
Per quanto la nostra disciplina, lo yoga, ci insegni e ci voglia inculcare con insistenza a vivere nel momento presente e ad apprezzare ciò che abbiamo, siamo comunque sempre proiettati nel futuro e attediamo ciò che deve ancora venire come se inevitabilmente fosse portatore di buone nuove. Siamo convinti, più o meno consciamente, che tutto ciò di cui crediamo o sentiamo di aver bisogno non sia già presente, ma debba arrivare domani o fra qualche tempo. 
Siamo vittime come sempre delle nostre aspettative, senza renderci conto che da spettatori quali rimaniamo, in attesa che qualcosa cambi, che ci arrivi ciò che ci è a nostro avviso dovuto, dovremmo trasformarci invece in creature attivate e attive, che agiscono, che creano il loro stesso percorso.
Per come la vedo io, una mano ben più grande ha già scritto la strada di ognuno di noi: c’è chi lo chiama Universo, chi Destino, chi Dio. Il libero arbitrio esiste, certo, e con esso esiste anche la bellezza. Ma se da un lato il nostro percorso è già scritto e disegnato, dall’altro possiamo decisamente scegliere come arrivare alla destinazione per noi pensata. 
Il fatto è che dobbiamo imparare a conoscere la nostra fantasia, riscoprire dove risiedono le nostre aspirazioni e dove investiamo le nostre capacità, se stiamo davvero mettendo a frutto i doni e talenti con cui siamo venuti al mondo. 
E’ dalla nostra bravura e dalla nostra capacità di sfruttare questi talenti e di valorizzarli che nascono i colori, ciò che dipinge il nostro singolare Mandala. Ciò che conta non è se le cose che facciamo sono giudicabili come grandi, maestose, folli, semplici o banali. Ciò che conta è fare, e fare con intenzione. 
Seguire le nostre aspirazioni, ascoltare il nostro istinto, ci permette di definirci vivi, di rimanere accesi, di svegliarci ogni mattina farcendo le nostre giornate di emozioni diverse. E diventare consapevoli, saper ricevere cura e conquistare piccoli traguardi, deve renderci fieri nella misura in cui risulta evidente che è tutto frutto del nostro duro lavoro e del nostro impegno, della nostra voglia di provare e provare ancora. 
Se la voglia di sognare e la capacità di mettere in atto, e la possibilità di tentare, ci vengono sottratte, è naturale sentirci spenti, senza voglia di immaginare, senza più voglia di inseguire un sogno, senza grandi aspirazioni, ed è facile cadere anche nella sordida routine di alzarsi, lavorare, compiere il proprio dovere, fare la spesa, esserci quando ci viene richiesto di esserci e uniformarci bene o male alle tempistiche e alle dinamiche relative, che non siamo noi a dettare. 
In questo periodo in cui le luci sono un pò più soffuse e in cui viene buio prima la sera, in cui ci sentiamo magari soli perché siamo obbligati a rimanere distanti, nasce quindi anche la tristezza.

E la tristezza come le altre emozioni, le stesse che definiamo di luce, bianche, emozioni positive, è semplicemente uno stato passeggero dell’essere. Solo riconoscerla come tale, darle un nome, identificarla e guardarla dritto in faccia ci permette di accettarla. Magari non digerirla, ma sopportarla fino a quando non sarà andata. Dovremmo fare la stessa cosa con questo periodo, in cui ci viene richiesto di essere saldi, radicati, molto pazienti.


Ci viene anche suggerito di non giudicare, perlomeno non a priori. E’ chiaro come rimanere concentrati e resilienti  permetta di modificare il proprio passo e la propria velocità in base al terreno che si incontra, e arrivare alla fine al traguardo di quella che sembra proprio essere una maratona. Tutto questo si coltiva rimanendo presenti e attenti, rimanendo concentrati, alimentando il fuoco della calma e riscoprendo quel mare di quiete innato che ci portiamo dentro e che nessuno ci potrà mai togliere. Anche se siamo privati dei beni esterni, che per noi riteniamo fondamentali, simboli di qualità di vita nella credenza generale, rimanere concentrati ci permetterà di continuare a coltivare i nostri talenti, e magari, perché no, a scoprirne di nuovi. In fondo si tratta di avere il coraggio di mirare dritto in fondo a noi e scoprire come siamo in grado di comportarci anche in momenti che facili non sono. In cambio del nostro impegno riceveremo minore superficialità e maggior fiducia nelle nostre virtù. E’ una opportunità, non proprio divertente, di trovare risposte nel silenzio, e di allenarci ad essere resilienti. A volte fluttuare tra luci e ombre non vuol dire per forza combattere, a volte rimanere in ascolto, imparare, valutare prima di agire, si traduce in una più saggia forma di osservazione e alla naturale evoluzione delle cose.

Aspettiamo tempi migliori, rimaniamo concentrati, respiriamo a fondo senza soluzione di continuo: il mondo ha bisogno di noi. Namastè.