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LUCI E OMBRE

TEMPO DI LETTURA: 4 min 30 sec

TARGET: Guerrieri della Luce

Ci sono giorni e domande in cui non sembra esserci spiegazione.
Si cade, ci si rialza, si riparte, talvolta non si può fare altro che aspettare e rimanere fermi. Tutte le circostanze incomprensibili rendono più difficile l’accettazione, lasciano l’amaro in bocca, e solcano il viso con qualche ruga in più.
Nella vita si cambia, si attraversano varie fasi, e tendenzialmente é sempre il lato più in ombra delle vicende a lasciare di più il segno e a dirigere il nostro cammino. Diventiamo altre persone, maturiamo oppure iniziamo a scegliere, impariamo a conoscere le nostre reazioni. Il tutto non senza quella sensazione di malinconia che il lasciare andare il tempo passato porta inevitabilmente con sé.


É per questo che pratichiamo. É per questo che chi pratica yoga da un po’ più di tempo non può più farne a meno. 
Imparare a gestire le proprie emozioni, iniziare ad aprire gli occhi sulle VRTTI e sui meccanismi inconsci dell’Io, scegliere di cambiare le reazioni cresciute con noi senza che sapessimo di poterle gestire, altro non sono che tutti aspetti del coltivare la pazienza. 
Ho sentito spesso dire che l’essere umano deve trovare conforto in qualche modo laddove non ha risposte, e forse é davvero così. Non contesto a priori questo tipo di reazione, in fondo della nostra “umanità” ne siamo tutti più o meno consci. Sappiamo di essere deboli verso il piacere, verso i bisogni, verso il cambiamento, soprattutto quello netto ed improvviso. Avvertiamo la costante necessità di fare e disfare, di avere stabilità e poi di sgretolarla per cercare di nuovo conforto. 
Ma quello che non credo esattamente necessario é il dover per forza sapere. Sapere il perché, sapere da dove, sapere il come. Le più grandi verità, che esistono di certo e sono lì da qualche parte, magari non sono a noi destinate, o magari non lo sono in quel momento, quando forse non potremmo comprenderle fino in fondo. Questo non significa non ci sia una risposta, una spiegazione valida. Forse però dobbiamo apprenderla andandoci piano, avvicinandoci ad essa con cautela, tempo al tempo. 
Sono fermamente convinta che dietro chiunque o qualunque cosa arrivi nella nostra vita ci sia un perché, un insegnamento, sia esso una persona, un animale, un dono o un’esperienza non programmata. Perfino il rifiuto fa parte di tutta quella schiera di amabili emozioni che un essere umano deve ricevere con un perché e che dovrebbe imparare a saper gestire. 
Il fatto é che ciò che arriva magari non si ferma. O non resta con noi il tempo che noi riteniamo sufficiente per averne ancora e abbastanza.
Il fatto é che delle cose ritenute “belle” non se ne avrebbe mai abbastanza. 
Una buona compagnia, un bicchiere pieno nel tramonto, la parola giusta in un bivacco di alta quota, uno sguardo, un abbaio quando torni a casa, una espressione particolare, una carezza. Tutte cose riconducibili alla faccia luminosa della medaglia.
Tutte cose che non vorremmo far finire mai e che quando finiscono, come deve avvenire per natura, vorremmo rivivere. E se torniamo in quel luogo, se rifacciamo la stessa cosa, magari un po’ più vecchi, magari solo diversi, il gusto sará sempre e comunque differente. 


Questo é il senso del vivere il presente. Sia esso luminoso come la metà della medaglia al sole, sia esso in ombra. 
L’ombra a volte significa solo “l’ altra parte”. L’ombra a volte porta ristoro dove c’è troppo caldo, o dona un porto calmo laddove il mare era agitato.
Qualunque sia il suo impatto sulla nostra anima, l’ombra passa e si dilegua. O cambia in luce, anche se forse bisogna aspettare un po’. 
Pratichiamo per quello. Per riconoscere che l’ombra passa e scivola via, esattamente come la luce. Che nulla permane, sia esso “positivo” o “negativo”. Che tutto quello che arriva, giunge a noi per insegnarci qualcosa anche se non lo capiamo, e che dobbiamo avere infinita pazienza…
Pratichiamo per diventare forti e reggere il carico, per diventare consapevoli e quindi tolleranti, per riuscire a mantenere un equilibrio, va bene anche instabile, quando lo scossone arriva.
Siamo umani, siamo creature delicate e confuse, siamo intelligenti ma non abbastanza consapevoli.
E siamo parte di ogni cosa. 
Cerchiamo di avere pazienza con noi stessi, godere di ogni istante, imparare da esso, vivere le emozioni per quello che sono: il nostro fardello da riordinare e usare come lasciapassare.
E cerchiamo di amare. Amare moltissimo, dicendolo, dimostrandolo, anche se distanti, anche se soli, anche se impotenti: così quando l’oggetto del nostro amore avrà svolto il ruolo per cui era arrivato nella nostra vita, sapremo di aver fatto tutto quello che era in nostro potere per dare il nostro amore e potremo, non senza fatica, lasciarlo andare verso la luce.

A Fabi e Bonnie. 

SAVASANA DOCET

TEMPO DI LETTURA: 5 min

TARGET: frettolosi no- perdi tempo



Una volta passando per un mercato rionale mi imbattei in una t-shirt con la scritta: “I’m only here for Savasana”. La ricordo ancora e piuttosto spesso perché risi talmente forte pur essendo lunedì mattina che ancora sorrido al sol pensiero.

Ancora non l’ho messo in atto, ma mi sono sempre riproposta di farmi confezionare una maglietta uguale e presentarmi in sala ai miei allievi o maestri così.

non l’ho messo in atto, ma mi sono sempre riproposta di farmi confezionare una maglietta uguale e presentarmi in sala ai miei allievi o maestri così.

Savasana è definita come l’ultima postura della serie.
Il momento in cui tutte le fatiche vengono ripagate dal ristoro, in cui ci si può abbandonare esausti alla accogliente Madre Terra che avrà cura di te e del tuo corpo stanco, mentre la tua unica preoccupazione sarà quella di ascoltare il tuo respiro. Bella storia.
Nella mia breve carriera di insegnante yoga (se così posso definirmi) e nella mia più lunga esperienza quotidiana di praticante, ho visto vivere e ho vissuto io stessa Savasana in molte versioni differenti, tanto da voler dedicare a questo importante momento della pratica qualche parola più approfondita.
Le pratiche dinamiche di Yoga, come l’Ashtanga o il Vinyasa flow, sono tese a detossinare il corpo facendolo sudare, a renderlo più forte, resistente e nel tempo abile, coltivando la pazienza e mitigando l’ego con sequenze intense e a volte provanti. Savasana arriva alla fine di queste serie dandoti la possibilità di “abbandonare” il corpo fisico, per raccogliere le sensazioni della pratica appena conclusa e ritirarti nella quiete interiore riscoperta e riattivata.
Regola vuole che ci si concentri sul proprio naturale respiro, senza perdere l’attenzione, per allontanare pensieri o turbamenti della mente, già preparata  e “pulita” dopo la pratica fisica. Attraverso il respiro potresti con l’andar del tempo ricevere sensazioni tali da essere traducibili in quelle che noi chiamiamo risposte, i cui quesiti di certo conosceremo essendo forse i nostri costanti compagni di viaggio.
Ma stanchezza o mancanza di allenamento mentale possono talvolta farci cadere nell’addormentamento o nel consueto turbinio di pensieri sconclusionati o preoccupazioni radicate. Entrambi meccanismi della mente per fuggire da una situazione ritenuta difficile o quantomeno inconsueta.

Noi esseri frenetici non siamo abituati a stare fermi immobili, e spesso nemmeno a riuscire a concentrarci su una cosa soltanto alla volta. Multitasking o no, la nostra mente per rimanere ferma e stabile necessita di allenamento, costante ed impegnativo. Rimanere fermi laddove avremmo un sacco di cose da fare e pochissimo tempo per portarle tutte a termine, ci incute un certo timore, quasi fosse una perdita di tempo, di opportunità. L’ansia sale e magari diventa un senso di colpa. “Perché devo rimanere fermo qui? In fondo lo yoga l’ho fatto, per oggi la mia oretta di allenamento l’ho messa all’attivo, posso alzarmi? Devo correre a casa a fare da mangiare….”
Alzi la mano chi almeno una volta non si è trovato in tale situazione….:-)

Ma Savasana è ben più del classico relax che conclude come da manuale ogni lezione di fitness.
Lo yoga stesso, dinamico o più “gentle”, per quanto inteso dai più come un perfetto allenamento funzionale, è in realtà una questione ben più complessa, tesa ad allenarti la vita, più che il corpo.

Savasana andrebbe mantenuto almeno una metà del tempo della durata della tua pratica di Yogasana.  In media dai quindici minuti alla buona mezz’ora. 
Il che significa che per mezz’ora non dovresti né vagare tra i tuoi pensieri, né muoverti, né tantomeno addormentarti. Non è facile nemmeno a dirsi….
Ma in quel tempo che ti regali, anche se ti sembra di non fare nulla, ed in realtà non sei tu a doverlo fare, si riassume tutto il significato di come hai vissuto le tue giornate, di cosa ancora hai bisogno, e di come sei tu e ti rapporti ai fattori esterni.


Prova a rallentare e potresti essere felice. Dovrebbero scrivere questo nella spiegazione di questa postura.
O ancora “provare per credere”. 

Nulla vieta di alzarsi e andare, in fondo siamo tutti figli della stessa società, e poi, a dirla tutta, chi ha davvero tutto il tempo di fare gli esercizi di respirazione come si deve, meditare, praticare le asana, restare in savasana una mezz’oretta, farsi il massaggio con l’olio caldo prima della pratica, e poi con estrema calma iniziare la giornata?!? Vivremmo di amore e aria… e di profonda flessibilità… :-))))
Personalmente mi alzo presto la mattina, per dedicarmi una pratica di almeno un’ora, qualche coccola al corpo, una colazione nel silenzio della giornata che deve ancora svegliarsi, e qualche gentile pensiero per permettermi di non strapazzarmi troppo tra un impegno ed il successivo.
Ma Savasana nella mia pratica non manca mai. E più è duratura e più riesco a sentire i benefici sul corpo, che risulta più leggero e ricaricato, più riesco a spegnere la mente rendendola poi più performante, più posso dissolvere la stanchezza e permettermi di fare di più in meno tempo. 
È una sorta di abbandono consapevole, di scegliere di darsi ora del tempo per rimanere sdraiata per poi rendere meglio al lavoro o per strada. E’ anche solo un momento di auto aiuto quando il corpo richiede una pausa e la mente è affaticata.
Rimanere in Savasana non è semplice, ci vuole fiducia verso chi ti guida, pazienza con se stessi e soprattutto la capacità di chiudere la porta in faccia a tutto ciò che sta fuori. Consci del fatto che non sarà per sempre, ma solo per ora. 
Significa dedicarsi del tempo, anche se poco, per poi darne indietro. Tutti noi abbiamo il nostro sacchetto di energie, chi più e chi meno. A volte non ce ne accorgiamo, ma diamo così tanto o ci lasciamo “rubare” il nostro nutrimento senza nemmeno saperlo. Così rimaniamo affaticati, privi di energie, scontenti, “affamati”. Possiamo andare a fare una pennichella sul divano, possiamo estraniarci guardando la tv, o proviamo ad esempio a stare in Viparita Karani dieci minuti. 
Gli inglesi hanno una espressione che rende perfettamente l’idea: “it’s up to you”.
Bene, sta a te. Vuoi rilassarti o ricaricarti? Preferisci lasciare andare a domani o recuperare il controllo delle tue facoltà ed energie?

Stenditi, spegni il cellulare, ascolta il respiro: nessuna pretesa, nessun giudizio, nessuna aspettativa, solo tu e la tua innata quiete interiore che per quanto nascosta in fondo, non ti abbandona mai.

“E stai tranquillo, nessun timore: ” al massimo” potresti scoprire davvero chi sei…

Om shanti.