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LUCI E OMBRE

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TARGET: Guerrieri della Luce

Ci sono giorni e domande in cui non sembra esserci spiegazione.
Si cade, ci si rialza, si riparte, talvolta non si può fare altro che aspettare e rimanere fermi. Tutte le circostanze incomprensibili rendono più difficile l’accettazione, lasciano l’amaro in bocca, e solcano il viso con qualche ruga in più.
Nella vita si cambia, si attraversano varie fasi, e tendenzialmente é sempre il lato più in ombra delle vicende a lasciare di più il segno e a dirigere il nostro cammino. Diventiamo altre persone, maturiamo oppure iniziamo a scegliere, impariamo a conoscere le nostre reazioni. Il tutto non senza quella sensazione di malinconia che il lasciare andare il tempo passato porta inevitabilmente con sé.


É per questo che pratichiamo. É per questo che chi pratica yoga da un po’ più di tempo non può più farne a meno. 
Imparare a gestire le proprie emozioni, iniziare ad aprire gli occhi sulle VRTTI e sui meccanismi inconsci dell’Io, scegliere di cambiare le reazioni cresciute con noi senza che sapessimo di poterle gestire, altro non sono che tutti aspetti del coltivare la pazienza. 
Ho sentito spesso dire che l’essere umano deve trovare conforto in qualche modo laddove non ha risposte, e forse é davvero così. Non contesto a priori questo tipo di reazione, in fondo della nostra “umanità” ne siamo tutti più o meno consci. Sappiamo di essere deboli verso il piacere, verso i bisogni, verso il cambiamento, soprattutto quello netto ed improvviso. Avvertiamo la costante necessità di fare e disfare, di avere stabilità e poi di sgretolarla per cercare di nuovo conforto. 
Ma quello che non credo esattamente necessario é il dover per forza sapere. Sapere il perché, sapere da dove, sapere il come. Le più grandi verità, che esistono di certo e sono lì da qualche parte, magari non sono a noi destinate, o magari non lo sono in quel momento, quando forse non potremmo comprenderle fino in fondo. Questo non significa non ci sia una risposta, una spiegazione valida. Forse però dobbiamo apprenderla andandoci piano, avvicinandoci ad essa con cautela, tempo al tempo. 
Sono fermamente convinta che dietro chiunque o qualunque cosa arrivi nella nostra vita ci sia un perché, un insegnamento, sia esso una persona, un animale, un dono o un’esperienza non programmata. Perfino il rifiuto fa parte di tutta quella schiera di amabili emozioni che un essere umano deve ricevere con un perché e che dovrebbe imparare a saper gestire. 
Il fatto é che ciò che arriva magari non si ferma. O non resta con noi il tempo che noi riteniamo sufficiente per averne ancora e abbastanza.
Il fatto é che delle cose ritenute “belle” non se ne avrebbe mai abbastanza. 
Una buona compagnia, un bicchiere pieno nel tramonto, la parola giusta in un bivacco di alta quota, uno sguardo, un abbaio quando torni a casa, una espressione particolare, una carezza. Tutte cose riconducibili alla faccia luminosa della medaglia.
Tutte cose che non vorremmo far finire mai e che quando finiscono, come deve avvenire per natura, vorremmo rivivere. E se torniamo in quel luogo, se rifacciamo la stessa cosa, magari un po’ più vecchi, magari solo diversi, il gusto sará sempre e comunque differente. 


Questo é il senso del vivere il presente. Sia esso luminoso come la metà della medaglia al sole, sia esso in ombra. 
L’ombra a volte significa solo “l’ altra parte”. L’ombra a volte porta ristoro dove c’è troppo caldo, o dona un porto calmo laddove il mare era agitato.
Qualunque sia il suo impatto sulla nostra anima, l’ombra passa e si dilegua. O cambia in luce, anche se forse bisogna aspettare un po’. 
Pratichiamo per quello. Per riconoscere che l’ombra passa e scivola via, esattamente come la luce. Che nulla permane, sia esso “positivo” o “negativo”. Che tutto quello che arriva, giunge a noi per insegnarci qualcosa anche se non lo capiamo, e che dobbiamo avere infinita pazienza…
Pratichiamo per diventare forti e reggere il carico, per diventare consapevoli e quindi tolleranti, per riuscire a mantenere un equilibrio, va bene anche instabile, quando lo scossone arriva.
Siamo umani, siamo creature delicate e confuse, siamo intelligenti ma non abbastanza consapevoli.
E siamo parte di ogni cosa. 
Cerchiamo di avere pazienza con noi stessi, godere di ogni istante, imparare da esso, vivere le emozioni per quello che sono: il nostro fardello da riordinare e usare come lasciapassare.
E cerchiamo di amare. Amare moltissimo, dicendolo, dimostrandolo, anche se distanti, anche se soli, anche se impotenti: così quando l’oggetto del nostro amore avrà svolto il ruolo per cui era arrivato nella nostra vita, sapremo di aver fatto tutto quello che era in nostro potere per dare il nostro amore e potremo, non senza fatica, lasciarlo andare verso la luce.

A Fabi e Bonnie.